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Ca' Rezzonico - Museo del Settecento Veneziano

Ca' Rezzonico -  Museo del Settecento Veneziano È uno dei più affascinanti musei veneziani. Affacciato sul Canal Grande, espone arredi, dipinti e sculture del Settecento veneziano.

A metà Seicento il patrizio Filippo Bon commissiona all’architetto Baldassare Longhena il progetto per un grandioso palazzo affacciato sul Canal Grande. Il monumentale progetto si dimostra tuttavia troppo ambizioso per le fortune dei Bon. Il palazzo, infatti, non è ancora terminato alla morte dell’architetto nel 1682 e poco dopo, vista l’incapacità della famiglia di sopportare le ingenti spese del

cantiere, i lavori vengono bloccati e la fabbrica rimane incompleta. L’edificio portato a termine solo un secolo dopo dalla famiglia Rezzonico, subentrata ai Bon. Sarà questa famiglia a dare il nome al palazzo. I lavori vengono portati a termine in soli sei anni, in tempo per festeggiare la loro inarrestabile ascesa sociale culminata nel 1758, quando Carlo, figlio di Giambattista è eletto pontefice con il nome di Clemente XIII. La parabola dei Rezzonico è tuttavia assai breve e si consuma già con la generazione successiva. Senza eredi maschi, la famiglia si estingue nel 1810 con la morte di Abbondio. Nel corso dell’Ottocento il palazzo cambia proprietà più volte. Tra i suoi ultimi inquilini si ricordano il celebre poeta Robert Browning – che qui trascorre le estati del 1887 e 1888, morendovi nel dicembre 1889 –, e il grande musicista Cole Porter, che vi abitò dal 1926 al 1927. Dal 1936 il palazzo ospita il museo del Settecento veneziano. All’interno di un suggestivo allestimento ambientale sono esposti arredi, dipinti e sculture di una delle più felici stagioni dell’arte europea con capolavori di Canaletto, Guardi, Longhi, Tiepolo e Rosalba Carriera. In the mid-seventeenth century the venetian architect Baldassarre Longhena received from the patrician Filippo Bon a commission for a magnificent building on the Grand Canal completed a century later by the Rezzonico family, which gives the palace its name. Later on, it changed many owners, including the English painter Robert Barrett Browning in the XIX century (son of the poet Rober Browining), and in the twenties of the XX century the musician Cole Porter who lived here. Since 1936 it hosts the Museum of Eighteenth Century Venice. This charming environmental construction displays furniture, paintings and sculptures of one of the happiest seasons in European art with among others masterpieces by Canaletto, Guardi, Longhi, Tiepolo and Rosalba Carriera.

Normali funzionamento

All’ingresso del maestoso Salone da Ballo di Ca’ Rezzonico si può ammirare un raro esemplare di ‘sediolo’ settecentesco ...
20/05/2022

All’ingresso del maestoso Salone da Ballo di Ca’ Rezzonico si può ammirare un raro esemplare di ‘sediolo’ settecentesco integralmente conservato. Di forma elegante e slanciata, è realizzato in legno con alcune parti in metallo e consta di un telaio su cui poggia il sedile a posto unico. Il legno è intagliato con motivi a volute di gusto prettamente settecentesco, e laccato di colore rosso cupo. Il diametro delle due grandi ruote è di un metro e mezzo circa, mentre la lunghezza complessiva del veicolo, comprese le lunghe stanghe, è di più di quattro metri. Il sediolo era di uso assai frequente nella terraferma veneta sino a tutto il secolo XVIII: un’anticipazione del calessino a due ruote dell’Ottocento. Tale mezzo di trasporto, veniva solitamente utilizzato per le passeggiate dei giovani villeggianti e lo si ritrova talvolta nelle stampe settecentesche, quali a esempio le vedute dell’album “Le delizie del fiume Brenta” di Gianfrancesco Costa (consultabile a Ca’ Rezzonico, presso il Gabinetto delle Stampe e dei Disegni).

Tra le varie descrizioni riservate dagli studiosi al Salone di , riportiamo oggi quella avanzata nel 1997 da Adriano Mar...
17/05/2022

Tra le varie descrizioni riservate dagli studiosi al Salone di , riportiamo oggi quella avanzata nel 1997 da Adriano Mariuz e Giuseppe Pavanello, i quali precisano come, “assente Tiepolo, impegnato a Würzburg per un triennio, l’affrescatura della sala, estesa a tutto il vano come in Palazzo Labia, viene eseguita da Crosato, che si conferma in questo campo, dopo Tiepolo, il pittore più originale su piazza veneziana. Collabora con lui per la finta architettura Mengozzi Colonna. Egli ricrea lo spazio distribuendo lungo le pareti una trama di colonne in marmo grigio con capitelli dorati, alternate a finte statue, e lo dilata nella parte alta suggerendo una fuga d’ambienti al di là di logge e balconcini aggettanti.

Quasi per un richiamo alla sala di Ca’ Zenobio, che era la prima decorata «alla moderna», anche qui si elegge a protagonista, per la parte figurale, Apollo, il dio del sole: ma se a Ca’ Zenobio è rappresentato mentre sorge preceduto dall’Aurora, qui, anche se l’aspetto è di adolescente, egli trionfa allo zenit sul suo cocchio irradiando le Quattro Parti del mondo, personificate, invece che da regine di conturbante bellezza come stava proprio allora dipingendole Tiepolo nello scalone della Residenza di Würzburg, da amabili fanciulle di razze diverse, fra giochi di putti e particolari esotici. Le finte statue sul cornicione rappresentano i segni dello Zodiaco; altre ancora, i Venti: davvero tutto l’universo sembra rispecchiarsi in questa sala, ovviamente a maggior gloria dei Rezzonico, il cui blasone giganteggia sopra le finestre.

Uno smisurato progetto encomiastico; ma la vivacità dell’invenzione, la freschezza della resa pittorica, l’eleganza della finta architettura lo rendono nulla più di un pretesto per la creazione di un ambiente fiabesco. Più che la grandezza dei Rezzonico qui, come già nella sala dei Labia, la pittura celebra sé stessa, manifestando il suo immenso potere d’illusione, spaesandoci in una realtà diversa, fantastica, fra le stesse pareti domestiche” (I palazzi veneziani: la grande decorazione, in Venezia l’arte nei secoli, II, 1997).

La BBC a Ca’ Rezzonico. A seguito del progetto “Women Artists of Venice” (WAV), avviato da Save Venice Inc. lo scorso an...
13/05/2022

La BBC a Ca’ Rezzonico.

A seguito del progetto “Women Artists of Venice” (WAV), avviato da Save Venice Inc. lo scorso anno, qualche giorno fa Ca’ Rezzonico ha ospitato in visita Katie Razzall, nota giornalista televisiva britannica, al fine di approfondire con il responsabile di sede, dott. Alberto Craievich, l’attività delle più famose artiste veneziane del XVIII secolo: Rosalba Carriera, Giulia Lama e Marianna Carlevarijs.

Qui il link dell’articolo pubblicato subito dopo la visita a :
https://www.bbc.com/news/entertainment-arts-61297129

Qui le informazioni sul progetto di Save Venice Inc. incentrato sulla valorizzazione dell’attività artistica delle donne a Venezia e sulla conservazione delle loro opere:
https://www.savevenice.org/project/save-venice-launches-women-artists-of-venice

A , nella Sala delle lacche verdi sono esposte quattro curiose statue di uomini e donne cinesi, create a Canton (Guǎngzh...
10/05/2022

A , nella Sala delle lacche verdi sono esposte quattro curiose statue di uomini e donne cinesi, create a Canton (Guǎngzhōu) all'epoca del regno Qianlong (1736-1795) e provenienti dalla collezione di Teodoro Correr. Realizzate in argilla non cotta, sono dipinte con una vernice a colori vivaci: rosso, azzurro, melanzana, verde, celeste, con ricche dorature.

Le coppie presentano volti quasi identici, probabile conseguenza dell'utilizzo di un medesimo prototipo per i volti femminili e di un altro per i volti maschili. Gli abiti riprendono quelli diffusi durante la dinastia Ming presso gli ufficiali imperiali di alto rango, che qui comparirebbero accompagnati dalle rispettive consorti. In origine le statue dovevano presentare anche orecchini e spille per le acconciature femminili, barbe e baffi di peli veri (forse crine di cavallo) per quelle maschili, oggi quasi completamente perduti.

Il primo ambiente del museo che il visitatore incontra a  è il Salone da ballo. Alzando gli occhi si ammira, al centro d...
06/05/2022

Il primo ambiente del museo che il visitatore incontra a è il Salone da ballo. Alzando gli occhi si ammira, al centro del soffitto, Apollo che illumina i continenti allora conosciuti (Europa, Africa, Asia, America). L’autore, Giambattista Crosato, “seppe trasformare l’idea del dio emergente dal centro del carro, come proiettato dalla cavalcata frontale dei suoi destrieri, avendo in mente un punto di osservazione privilegiato per l’osservatore della scena. Dall’ingresso del salone infatti è possibile la lettura migliore del sottoinsù con l’esplosione globulare di luce da cui emerge, come la schiuma di un’onda alla spiaggia, la quadriga di Apollo, gambe di ancelle alate e zampe di cavalli coordinate in un inedito balletto celeste. Tutt’attorno sono le allegorie dei Continenti, rappresentate come fanciulle riccamente abbigliate. ... Assieme agli affreschi con Storie di Cleopatra realizzata da Mengozzi Colonna e Giambattista Tiepolo a palazzo Labia, il salone di Ca’ Rezzonico rappresenta l’impresa decorativa più importante degli anni centrali del Settecento a Venezia, il segno che le famiglie committenti sapevano cogliere nell’abilità trasfigurante dei pittori chiamati in causa l’opportunità per la creazione di cerchi magici di sospensione del reale, nei quali immergere i visitatori, a maggior gloria del proprio casato. Non si può negare che Crosato assolvesse al compito richiestogli con una soluzione, non rivoluzionaria, ma di grande efficacia” (Denis Ton, Giambattista Crosato, pittore del rococò europeo, 2012).

A  si conserva il modello in terracotta di un elemento decorativo presente nella sontuosa cappella Manin, della chiesa v...
03/05/2022

A si conserva il modello in terracotta di un elemento decorativo presente nella sontuosa cappella Manin, della chiesa veneziana di Santa Maria di Nazareth (o chiesa degli Scalzi). L'opera, raffigurante due teste di cherubini, fu realizzata da Enrico Merengo (1628/1638–1723), scultore di origine tedesca ma veneziano d'adozione: Quintiliano Rezzonico lo riteneva il “miglior allievo” di Giusto Le Court.

La documentazione d’archivio conferma l’ampio intervento di Merengo nella definizione scultorea della cappella e la critica gli assegna l'esecuzione del gruppo della Sacra Famiglia, dei due Angeli ai lati della mensa dell’altare, dei Putti che reggono i festoni di fiori dell’antipendio, e di alcuni Cherubini. A differenza di altri bozzetti preparatori presenti nel “fondo di bottega” di Giovanni Maria Morlaiter, conservato sempre a Ca’ Rezzonico, il modello in esame palesa le caratteristiche di un rapido abbozzo. Tale constatazione porta la critica a considerarlo quale elemento di un più ampio repertorio d’immagini decorative, da utilizzare alla bisogna.

Colazione a letto per la dama del Settecento.A , tra le porcellane della varie manifatture, provenienti dalla collezione...
29/04/2022

Colazione a letto per la dama del Settecento.
A , tra le porcellane della varie manifatture, provenienti dalla collezione di Marino Nani Mocenigo, si può ammirare un'insolita tazza con piattino. Si tratta di una 'tasse trembleuse', ossia una tazzina ansata, accompagnata da un piattino con un incavo profondo o un appoggio a bordo rialzato a forma di cesto. La 'trembleuse', in virtù di questa sua particolarità, veniva utilizzata appositamente per la colazione a letto, scongiurando così il rischio di rovesciare la tazzina con il caffè o la cioccolata bollenti.

La moda di servire la colazione a letto, nacque in Francia e venne subito adottata anche a . Tale abitudine è ben documentata nel dipinto di Pietro Longhi, La cioccolata del mattino, sempre a . A partire dal 1740, l'importante manifattura di Meissen adottò la forma della 'trembleuse'; poco dopo, tali esemplari vennero imitati da molte altre fabbriche, come nel caso della 'trembleuse' di Ca’ Rezzonico, realizzata alla manifattura di Zurigo attorno agli anni Settanta. Qui entrambi gli elementi sono ornati con rami di crisantemi in fiori di color porpora ed oro, mentre sull’orlo vi è una bordatura floreale stilizzata di mezzi boccioli contrapposti: l’anello di appoggio è a traforo.

“Non è ricco colui che possiede molto, ma colui che dona molto”Ieri, 25 aprile, il prof. Giuseppe Scalabrino ha ricevuto...
26/04/2022

“Non è ricco colui che possiede molto, ma colui che dona molto”

Ieri, 25 aprile, il prof. Giuseppe Scalabrino ha ricevuto dal sindaco di Venezia il Premio San Marco, per le donazioni di opere d’arte effettuate a favore di Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento veneziano e del Gabinetto dei disegni e delle stampe della Fondazione Musei Civici Venezia (MUVE).
Generoso e colto collezionista, il prof. Scalabrino ha trasformato una passione privata in pubblico bene, unendo per sempre il proprio nome a quello di Venezia e dei suoi musei.
All’interno della donazione figurano incisioni di Rembrandt, Bellotto, Annibale Carracci, Gaetano Zompini, dipinti a tempera di Marco Ricci, nonché uno splendido ‘mobile cassettone’ (1799) di Giuseppe Maggiolini.

La moda dei nei posticci si diffuse a  nel Seicento, imponendosi soprattutto nel Settecento. Tale moda, importata dalla ...
22/04/2022

La moda dei nei posticci si diffuse a nel Seicento, imponendosi soprattutto nel Settecento. Tale moda, importata dalla Francia - dove il neo è chiamato le mouche, ossia la mosca -, nacque probabilmente dal desiderio di coprire le imperfezioni della pelle, specialmente di chi era stato colpito dal vaiolo, divenendo poi un accessorio imprescindibile, che seppe generare un proprio codice linguistico. La forma e la posizione dei nei venivano infatti usate sovente come veicoli di informazioni personali.

Ad esempio, un neo a forma di cuore sulla guancia sinistra serviva ad avvertire che la donna che lo esibiva era già fidanzata: dopo il matrimonio il neo veniva trasferito a destra. Esisteva quindi una grande diversità di fogge delle mouches, che prendevano forma di luna piena, mezzaluna, stella, losanghe, putti o addirittura silhouette di amici e familiari. Si diceva, peraltro, che una serie di lune nelle varie fasi di crescita, applicate all’angolo esterno dell’occhio, servisse a far apparire gli occhi più grandi e a renderli più luminosi. Tali 'accessori' potevano essere applicati anche per singole occasioni e solitamente venivano realizzati in pelle, taffetà, velluto o semplicemente in carta; si custodivano in appositi contenitori, i portanei o boîte à mouche, e si applicavano con la colla liquida derivata dalla resina del lentischio.

Buona Pasqua da  Pietro Longhi, Ritratto di famiglia, con papa Clemente XIII, il cardinale Carlo Rezzonico, Ludovico Rez...
17/04/2022

Buona Pasqua da
Pietro Longhi, Ritratto di famiglia, con papa Clemente XIII, il cardinale Carlo Rezzonico, Ludovico Rezzonico e la sua consorte Faustina Savorgnan

La pagina "MUVE online" presenta alcuni capolavori del nostro museo e, se lo si desidera anche degli altri musei della F...
15/04/2022

La pagina "MUVE online" presenta alcuni capolavori del nostro museo e, se lo si desidera anche degli altri musei della Fondazione Musei Civici di Venezia (Scegli il Museo...). Ciascun capolavoro, illustrato mediante riproduzione fotografica, è accompagnato da una scheda informativa.

https://www.visitmuve.it/it/galleria-delle-opere/?filtro=rezzonico

All’interno del corredo di servizio da toletta della famiglia Pisani, esposto a , è presente un curioso oggetto pensato ...
12/04/2022

All’interno del corredo di servizio da toletta della famiglia Pisani, esposto a , è presente un curioso oggetto pensato per l’incipriatura di parrucche: il soffietto.
Nel corso del Settecento il rito del trucco per uomini e donne era indispensabile e l’utilizzo della cipria serviva a schiarire la pelle, nonché a incipriare parrucche e acconciature. Il termine “cipria”, o la poudre, alla francese, deriva dal nome del luogo di provenienza della sua formula segreta, ossia l’isola di Cipro. Tra i tipi specifici de la poudre per il viso si conoscono quelli di color ciliegia, carne e rosa.

A protezione del viso, durante l’incipriatura “a galaverna”, ci si poteva servire di un apposito strumento, a forma di megafono rovesciato, proprio come illustrato nell’incisione di Philibert Louis Debucourt (1755 – 1832). Oltre alla polvere bianca per lo schiarimento dei cappelli, veniva altresì utilizzata anche una cipria giallina con l’intento di conferire alle chiome un riflesso dorato. A , alla fine del Settecento, la polvere di Cipro si produceva a San Giovanni Crisostomo, a Santa Maria Formosa, in Frezzeria, a San Silvestro e ai Gesuiti, e veniva venduta presso i muschiari.

Il soffietto del servizio Pisani è realizzato in argento dorato con impiego di velluto verde e di una grande pietra d’agata.

A  continua la collaborazione con l'ISTITUTO VENETO PER I BENI CULTURALI. Gli studenti, impegnati in attività di laborat...
08/04/2022

A continua la collaborazione con l'ISTITUTO VENETO PER I BENI CULTURALI. Gli studenti, impegnati in attività di laboratorio, si soffermano stavolta su alcuni arredi settecenteschi del nostro museo.

Vedute veneziane. In questa interessante stampa litografica (1858) si registra la persistenza della veduta veneziana set...
05/04/2022

Vedute veneziane. In questa interessante stampa litografica (1858) si registra la persistenza della veduta veneziana settecentesca anche in pieno Ottocento: l’artista di riferimento infatti è ancora Canaletto. Lo scorcio con la “Chiesa della Madonna dell’Orto” è tratto da un disegno di Marco Moro (1817-1885), infaticabile autore di album di Vedute di Padova, Venezia, Vicenza, Treviso, Mantova e del Feltrino, e dal 1856 socio dell’Accademia di Belle Arti in Venezia.
La stampa è consultabile a , presso il Gabinetto disegni e stampe della Fondazione Musei Civici di Venezia.

“Io vo’ gridando Pace, Pace, Pace”Anche Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento veneziano, aderisce alla campagna del Minist...
31/03/2022

“Io vo’ gridando Pace, Pace, Pace”
Anche Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento veneziano, aderisce alla campagna del Ministero della Cultura "la cultura unisce il mondo", con opere del patrimonio culturale italiano per ricordare il dolore della guerra e il valore della pace.

La stampa in esame, custodita presso il Gabinetto disegni e stampe della Fondazione MUVE, consultabile a Ca’ Rezzonico, propone nella didascalia sottostante una citazione tratta da uno dei componimenti politici più famosi della letteratura italiana: “Italia mia, benché ‘l parlar sia indarno” di Francesco Petrarca. Tale citazione accompagna la raffigurazione con l’Allegoria della Pace che brucia gli strumenti della guerra.
Si tratta di un’incisione realizzata da Francesco Rosaspina nel 1800, che traduce su carta un dipinto ad affresco del Guercino, eseguito verso il 1626-1627 e all’epoca in Casa Tassinari a Cento (oggi a Modena, Galleria Estense). A Rosaspina nel 1789 fu assegnata la prima cattedra d’incisione dell’Accademia Clementina di Bologna.

Indirizzo

Dorsoduro 3136
Venice
30123

Orario di apertura

Lunedì 10:00 - 18:00
Mercoledì 10:00 - 18:00
Giovedì 10:00 - 18:00
Venerdì 10:00 - 18:00
Sabato 10:00 - 17:00
Domenica 10:00 - 18:00

Telefono

0412410100

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All’ingresso del maestoso Salone da Ballo di Ca’ Rezzonico si può ammirare un raro esemplare di ‘sediolo’ settecentesco integralmente conservato. Di forma elegante e slanciata, è realizzato in legno con alcune parti in metallo e consta di un telaio su cui poggia il sedile a posto unico. Il legno è intagliato con motivi a volute di gusto prettamente settecentesco, e laccato di colore rosso cupo. Il diametro delle due grandi ruote è di un metro e mezzo circa, mentre la lunghezza complessiva del veicolo, comprese le lunghe stanghe, è di più di quattro metri. Il sediolo era di uso assai frequente nella terraferma veneta sino a tutto il secolo XVIII: un’anticipazione del calessino a due ruote dell’Ottocento. Tale mezzo di trasporto, veniva solitamente utilizzato per le passeggiate dei giovani villeggianti e lo si ritrova talvolta nelle stampe settecentesche, quali a esempio le vedute dell’album “Le delizie del fiume Brenta” di Gianfrancesco Costa (consultabile a Ca’ Rezzonico, presso il Gabinetto delle Stampe e dei Disegni).
Tra le varie descrizioni riservate dagli studiosi al Salone di , riportiamo oggi quella avanzata nel 1997 da Adriano Mariuz e Giuseppe Pavanello, i quali precisano come, “assente Tiepolo, impegnato a Würzburg per un triennio, l’affrescatura della sala, estesa a tutto il vano come in Palazzo L***a, viene eseguita da Crosato, che si conferma in questo campo, dopo Tiepolo, il pittore più originale su piazza veneziana. Collabora con lui per la finta architettura Mengozzi Colonna. Egli ricrea lo spazio distribuendo lungo le pareti una trama di colonne in marmo grigio con capitelli dorati, alternate a finte statue, e lo dilata nella parte alta suggerendo una fuga d’ambienti al di là di logge e balconcini aggettanti.

Quasi per un richiamo alla sala di Ca’ Zenobio, che era la prima decorata «alla moderna», anche qui si elegge a protagonista, per la parte figurale, Apollo, il dio del sole: ma se a Ca’ Zenobio è rappresentato mentre sorge preceduto dall’Aurora, qui, anche se l’aspetto è di adolescente, egli trionfa allo zenit sul suo cocchio irradiando le Quattro Parti del mondo, personificate, invece che da regine di conturbante bellezza come stava proprio allora dipingendole Tiepolo nello scalone della Residenza di Würzburg, da amabili fanciulle di razze diverse, fra giochi di putti e particolari esotici. Le finte statue sul cornicione rappresentano i segni dello Zodiaco; altre ancora, i Venti: davvero tutto l’universo sembra rispecchiarsi in questa sala, ovviamente a maggior gloria dei Rezzonico, il cui blasone giganteggia sopra le finestre.

Uno smisurato progetto encomiastico; ma la vivacità dell’invenzione, la freschezza della resa pittorica, l’eleganza della finta architettura lo rendono nulla più di un pretesto per la creazione di un ambiente fiabesco. Più che la grandezza dei Rezzonico qui, come già nella sala dei L***a, la pittura celebra sé stessa, manifestando il suo immenso potere d’illusione, spaesandoci in una realtà diversa, fantastica, fra le stesse pareti domestiche” (I palazzi veneziani: la grande decorazione, in Venezia l’arte nei secoli, II, 1997).
La BBC a Ca’ Rezzonico.

A seguito del progetto “Women Artists of Venice” (WAV), avviato da Save Venice Inc. lo scorso anno, qualche giorno fa Ca’ Rezzonico ha ospitato in visita Katie Razzall, nota giornalista televisiva britannica, al fine di approfondire con il responsabile di sede, dott. Alberto Craievich, l’attività delle più famose artiste veneziane del XVIII secolo: Rosalba Carriera, Giulia Lama e Marianna Carlevarijs.

Qui il link dell’articolo pubblicato subito dopo la visita a :
https://www.bbc.com/news/entertainment-arts-61297129

Qui le informazioni sul progetto di Save Venice Inc. incentrato sulla valorizzazione dell’attività artistica delle donne a Venezia e sulla conservazione delle loro opere:
https://www.savevenice.org/project/save-venice-launches-women-artists-of-venice
A , nella Sala delle lacche verdi sono esposte quattro curiose statue di uomini e donne cinesi, create a Canton (Guǎngzhōu) all'epoca del regno Qianlong (1736-1795) e provenienti dalla collezione di Teodoro Correr. Realizzate in argilla non cotta, sono dipinte con una vernice a colori vivaci: rosso, azzurro, melanzana, verde, celeste, con ricche dorature.

Le coppie presentano volti quasi identici, probabile conseguenza dell'utilizzo di un medesimo prototipo per i volti femminili e di un altro per i volti maschili. Gli abiti riprendono quelli diffusi durante la dinastia Ming presso gli ufficiali imperiali di alto rango, che qui comparirebbero accompagnati dalle rispettive consorti. In origine le statue dovevano presentare anche orecchini e spille per le acconciature femminili, barbe e baffi di peli veri (forse crine di cavallo) per quelle maschili, oggi quasi completamente perduti.

Il primo ambiente del museo che il visitatore incontra a è il Salone da ballo. Alzando gli occhi si ammira, al centro del soffitto, Apollo che illumina i continenti allora conosciuti (Europa, Africa, Asia, America). L’autore, Giambattista Crosato, “seppe trasformare l’idea del dio emergente dal centro del carro, come proiettato dalla cavalcata frontale dei suoi destrieri, avendo in mente un punto di osservazione privilegiato per l’osservatore della scena. Dall’ingresso del salone infatti è possibile la lettura migliore del sottoinsù con l’esplosione globulare di luce da cui emerge, come la schiuma di un’onda alla spiaggia, la quadriga di Apollo, gambe di ancelle alate e zampe di cavalli coordinate in un inedito balletto celeste. Tutt’attorno sono le allegorie dei Continenti, rappresentate come fanciulle riccamente abbigliate. ... Assieme agli affreschi con Storie di Cleopatra realizzata da Mengozzi Colonna e Giambattista Tiepolo a palazzo L***a, il salone di Ca’ Rezzonico rappresenta l’impresa decorativa più importante degli anni centrali del Settecento a Venezia, il segno che le famiglie committenti sapevano cogliere nell’abilità trasfigurante dei pittori chiamati in causa l’opportunità per la creazione di cerchi magici di sospensione del reale, nei quali immergere i visitatori, a maggior gloria del proprio casato. Non si può negare che Crosato assolvesse al compito richiestogli con una soluzione, non rivoluzionaria, ma di grande efficacia” (Denis Ton, Giambattista Crosato, pittore del rococò europeo, 2012).

A si conserva il modello in terracotta di un elemento decorativo presente nella sontuosa ca****la Manin, della chiesa veneziana di Santa Maria di Nazareth (o chiesa degli Scalzi). L'opera, raffigurante due teste di cherubini, fu realizzata da Enrico Merengo (1628/1638–1723), scultore di origine tedesca ma veneziano d'adozione: Quintiliano Rezzonico lo riteneva il “miglior allievo” di Giusto Le Court.

La documentazione d’archivio conferma l’ampio intervento di Merengo nella definizione scultorea della ca****la e la critica gli assegna l'esecuzione del gruppo della Sacra Famiglia, dei due Angeli ai lati della mensa dell’altare, dei Putti che reggono i festoni di fiori dell’antipendio, e di alcuni Cherubini. A differenza di altri bozzetti preparatori presenti nel “fondo di bottega” di Giovanni Maria Morlaiter, conservato sempre a Ca’ Rezzonico, il modello in esame palesa le caratteristiche di un rapido abbozzo. Tale constatazione porta la critica a considerarlo quale elemento di un più ampio repertorio d’immagini decorative, da utilizzare alla bisogna.

Colazione a letto per la dama del Settecento.
A , tra le porcellane della varie manifatture, provenienti dalla collezione di Marino Nani Mocenigo, si può ammirare un'insolita tazza con piattino. Si tratta di una 'tasse trembleuse', ossia una tazzina ansata, accompagnata da un piattino con un incavo profondo o un appoggio a bordo rialzato a forma di cesto. La 'trembleuse', in virtù di questa sua particolarità, veniva utilizzata appositamente per la colazione a letto, scongiurando così il rischio di rovesciare la tazzina con il caffè o la cioccolata bollenti.

La moda di servire la colazione a letto, nacque in Francia e venne subito adottata anche a . Tale abitudine è ben documentata nel dipinto di Pietro Longhi, La cioccolata del mattino, sempre a . A partire dal 1740, l'importante manifattura di Meissen adottò la forma della 'trembleuse'; poco dopo, tali esemplari vennero imitati da molte altre fabbriche, come nel caso della 'trembleuse' di Ca’ Rezzonico, realizzata alla manifattura di Zurigo attorno agli anni Settanta. Qui entrambi gli elementi sono ornati con rami di crisantemi in fiori di color porpora ed oro, mentre sull’orlo vi è una bordatura floreale stilizzata di mezzi boccioli contrapposti: l’anello di appoggio è a traforo.

“Non è ricco colui che possiede molto, ma colui che dona molto”

Ieri, 25 aprile, il prof. Giuseppe Scalabrino ha ricevuto dal sindaco di Venezia il Premio San Marco, per le donazioni di opere d’arte effettuate a favore di Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento veneziano e del Gabinetto dei disegni e delle stampe della Fondazione Musei Civici Venezia (MUVE).
Generoso e colto collezionista, il prof. Scalabrino ha trasformato una passione privata in pubblico bene, unendo per sempre il proprio nome a quello di Venezia e dei suoi musei.
All’interno della donazione figurano incisioni di Rembrandt, Bellotto, Annibale Carracci, Gaetano Zompini, dipinti a tempera di Marco Ricci, nonché uno splendido ‘mobile cassettone’ (1799) di Giuseppe Maggiolini.
La moda dei nei posticci si diffuse a nel Seicento, imponendosi soprattutto nel Settecento. Tale moda, importata dalla Francia - dove il neo è chiamato le mouche, ossia la mosca -, nacque probabilmente dal desiderio di coprire le imperfezioni della pelle, specialmente di chi era stato colpito dal vaiolo, divenendo poi un accessorio imprescindibile, che seppe generare un proprio codice linguistico. La forma e la posizione dei nei venivano infatti usate sovente come veicoli di informazioni personali.

Ad esempio, un neo a forma di cuore sulla guancia sinistra serviva ad avvertire che la donna che lo esibiva era già fidanzata: dopo il matrimonio il neo veniva trasferito a destra. Esisteva quindi una grande diversità di fogge delle mouches, che prendevano forma di luna piena, mezzaluna, stella, losanghe, putti o addirittura silhouette di amici e familiari. Si diceva, peraltro, che una serie di lune nelle varie fasi di crescita, applicate all’angolo esterno dell’occhio, servisse a far apparire gli occhi più grandi e a renderli più luminosi. Tali 'accessori' potevano essere applicati anche per singole occasioni e solitamente venivano realizzati in pelle, taffetà, velluto o semplicemente in carta; si custodivano in appositi contenitori, i portanei o boîte à mouche, e si applicavano con la colla liquida derivata dalla resina del lentischio.

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