Galleria d'arte ARKÈ

Galleria d'arte ARKÈ Arkè - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea - San Marco 3211 - Venezia 30124 - tel.+39 0415224372

La galleria d’arte ARKE’ nasce nel 2005, quando le figlie dell’artista veneziano Ezio Rizzetto decidono di aprire uno spazio dedicato alle ricerche ed esperienze che l’arte moderna e contemporanea ha proposto e propone. Lo spazio apre unicamente a mostre personali di artisti italiani, veneti ed internazionali, con l’obiettivo di presentare le varie fasi evolutive del loro percorso. La galleria org

anizza importanti retrospettive antologiche di artisti operanti nel dopoguerra appartenenti al novecento italiano e all’ambiente veneziano, che per la loro natura schiva non si sono lasciati coinvolgere dal mercato, ma hanno contribuito con il loro percorso artistico all’evoluzione dell’arte; nel contempo presenta proposte di ricerca e sperimentazione di giovani artisti italiani e internazionali.

MAGGIE SINERvernissage sabato 1 ottobre 2022ore 17:30La mostra rimarrà aperta fino al 27 ottobre 2022Alcuni pensieri di ...
21/09/2022

MAGGIE SINER
vernissage sabato 1 ottobre 2022
ore 17:30
La mostra rimarrà aperta fino al 27 ottobre 2022

Alcuni pensieri di Maggie Siner / Maggie Siner: Some Thoughts

Sulla pittura: / On Painting:

"La percezione è un evento miracoloso; l'immediatezza del 'vedere' e la nostra incessante risposta fisica ad esso è un'esperienza impossibile da fissare, ma il tentativo attivo di farlo, in realtà, ne aumenta l’intensità. In definitiva, la pittura è la mia traduzione dell'esperienza visiva condensata in colori e forme. Il momento del dipingere richiede una estrema empatia, in tutte le sue manifestazioni fisiche (il senso tattile, il gesto fisico, la distribuzione del peso e dell'equilibrio, la percezione) e in tutte le sue sfaccettature emotive; la pittura è il mio modo di approfondire l’esperienza per scoprire il mondo che mi circonda e creare il mio rapporto con esso.
Per me l’atto del dipingere è più avvincente dell'immagine finale sulla tela; il viaggio è più importante dell'arrivo. Il processo della pittura è un'esperienza molto speciale di ricerca, scoperta, equilibrio delle tensioni, interpretazione delle molteplici relazioni esistenti fra tutto ciò che si trova all'interno del rettangolo costituito dalla tela, costringendo dei rapporti di colore a trasformarsi in luce e spazio rappresentanti il mondo reale. C'è sempre un obiettivo, quello di ricreare la realtà dell'esperienza visiva, di partecipare alla vita nella massima intensità, ma la battaglia per arrivarci è la vera emozione".

“Perception is such a miraculous event. The immediacy of vision and our unceasing physical response to it is an experience impossible to fix, but the active attempt to do so, in fact, increases the intensity of that experience. Ultimately painting is my translation of lived experience condensed into color and shape. The act of painting requires supreme empathy, in all its physical manifestations (the tactile sense, physical gesture, distribution of weight and balance, proprioception) as well as all its emotional facets. Painting is my way of mining experience in order to discover the world around me and create my relationship to it.” For me, the activity of painting is more gripping than the final image on the canvas; the journey more important than the arrival. The process of painting is a very special experience of searching, discovering, balancing tensions, questioning relationships and the relative importance of everything inside the rectangle, forcing color relationships to turn into the light and space of the real world. There is always a goal - that of recreating the reality of experience in that unique configuration, of participating in life to the greatest degree, but the struggle to get there is the real thrill.





Sugli oggetti: / On Objects:

"Quali ricordi sono racchiusi in un capo d'abbigliamento buttato via? E nei resti sul tavolo di una suntuoso pasto? Perché dipingere una camicia su una gruccia? E rotoli di carta igienica? E le scorze di melone su un piatto rotto? Perché dipingere dal vero? I miei quadri non raccontano 'storie' nel senso narrativo del termine, ma quanto più essi sono fedeli alla vita, e convincenti nel creare l'esperienza di essere vissuti, tanto più stimolano la nostra natura umana che tende a convertire tutto in 'storie'. Una camicia appena stirata è piatta e neutra. Ma una camicia indossata e stropicciata da un corpo umano che vi si è mosso all'interno e ha sudato, una camicia che è stata indossata, consumata e poi gettata sull'appendiabiti senza preoccuparsene... quella camicia contiene i semi di una storia, che scoprirò attraverso il processo di indagine e di frantumazione della pittura. Sono molto affascinata dagli oggetti della vita quotidiana dopo che sono stati usati. È lì che possiamo vedere la vita che passa, i resti di qualcosa che è accaduto; e questo è ciò che un dipinto è per me: qualcosa che è accaduto. Ho dipinto figure per tutta la mia vita, ritraendole con sguardo diretto o guardando voyeuristicamente da sopra una spalla, ma trovo che dipingere gli oggetti, le cose che le persone hanno tenuto in mano, indossato o usato, offra una sottile pregnanza e suggerisca interpretazioni più profonde".

“What memories are carried by a tossed off article of clothing? By the detritus of the table? Why paint a shirt on a hanger? Rolls of toilet paper? Melon rinds on a cracked plate? Why paint from life at all? My paintings are not story telling in any narrative sense of the word, but the truer to life they are, the more convincingly they create the experience of having existed, and then the more they incite our human nature which wants to make stories of everything. A shirt freshly pressed is flat and neutral. But a shirt that has been worn, disturbed with folds, wrinkled by a human body who has moved, behaved and sweated, a shirt that has been worn and worn down and then insouciantly thrown on the hanger; that shirt contains the seeds of a narrative I will discover through the investigative and thrashing process of painting. I am very taken by the objects of daily life after they have been used. It’s there where we can see life passing; the remains of something that has happened. And that is what a painting is to me. It is something that has happened. I’ve painted figures all my life, portraitly confronting the direct gaze or voyeuristically looking over a shoulder, but I find that painting the objects, the stuff that figures have held, worn or used, offers a subtle poignancy and is suggestive of deeper interpretations.“

Sul bianco: / On White:

"Come impariamo studiando la fisica ottica, il bianco contiene tutti i colori. È anche il colore più reattivo, che riflette tutto ciò che lo circonda. Ma poiché tutti i colori che vediamo sono solo un fenomeno della nostra visione - non qualcosa del mondo 'oggettivo' - e i nostri occhi si adattano costantemente al mondo dei colori che abbiamo davanti a noi, ciò rende il bianco un problema assai difficile per il pittore. Le sue sottigliezze cromatiche sono quasi troppo sottili per essere percepite; essere in grado di discriminare i cambiamenti di colore a un livello così leggero e sfumato è decisamente entusiasmante! Ogni volta che scopro un nuovo oggetto bianco me ne reinnamoro completamente. La 'corsa alla carta igienica' all'inizio della pandemia di Covid è stato un momento curioso. Esteticamente, tutto quel bianco ben impilato, la geometria quasi perfetta di quei cilindri bianchi e morbidi - quadrati nei contorni ma rotondi nella forma - ha portato lo spirito di Piero della Francesca nella mia natura morta del XXI secolo. Quegli oggetti della vita quotidiana, senza pretese e del tutto trascurati, si sono improvvisamente trovati al centro della scena. Contenevano il peso del simbolo con un po' di umorismo".

"As we learn from studying optics, white contains all the colors. It is also the most responsive color, reflecting everything around it. But, as all the color we see is only a phenomenon of our vision, not something in the ‘objective’ world, and our eyes are constantly adapting to the color world before us, this makes white the most difficult problem. Its subtleties are almost too fine to be perceived. Being able to discriminate color changes to such a nuanced degree is positively thrilling! Every time I discover a new white object I fall in love all over again. The urgent run on toilet paper at the beginning of the Covid pandemic was a curious moment. All that white stacked up in a pile! The almost perfect geometry of those soft white cylinders - square of contour yet round of form - brought Piero della Francesca into my 21st century still life. Those unassuming and utterly neglected objects of daily life suddenly came onto center stage. They contained the weight of symbol with some such needed humor.



Sui meloni: / On Melons:

In agosto nel sud della Francia, si mangiano ogni giorno meloni appena raccolti. Che esplosione di colori c'è quando si taglia la sfera fresca e bagnata, con la sua polpa arancione avvolta da un sottile strato di buccia verde... i suoi spicchi ondulano sul piatto come barche sull'acqua. Il colore e i ritmi sono quasi ipnotici.

When it’s August in the south of France, we eat freshly gathered melons every day. What an explosion of color there is as one cuts into the fresh wet sphere with its blast of orange wrapped tightly in a thin layer of green. How the wedges wobble on the plate like boats on the water. The color and rhythms are hypnotic.

MASSIMILIANA SONEGO..repertorio privato...Maggio 2022REPERTORIO PRIVATO IN BIANCO E NERONella ricerca grafica del “reper...
15/05/2022

MASSIMILIANA SONEGO..repertorio privato...

Maggio 2022

REPERTORIO PRIVATO IN BIANCO E NERO

Nella ricerca grafica del “repertorio privato” di Massimiliana Sonego ritroviamo soggetti cari all’artista: divani, poltrone, sedie, vasi. Oggetti che scandiscono con le loro forme il ritmo spaziale della composizione.
I rapporti di queste opere con la ricerca pittorica sono strettissimi ma diverso è il fascino che trasmettono, determinato dall’impiego di una diversa tecnica espressiva.
Inevitabilmente queste incisioni hanno comportato la rinuncia a quelle campiture colorate tanto amate dall’artista che qui si affida completamente alla poetica del segno e agli infiniti effetti tonali del chiaroscuro.
Le stampe, incorniciate dallo spazio bianco del foglio, sono in gran parte realizzate ad acquaforte e acquatinta, con l’aggiunta di interventi a puntasecca per armonizzare i rapporti tra chiari e scuri.
Emerge da questi lavori la volontà di distruggere la rigidità di una composizione schematica per esaltare una sorta d’imperfezione tanto necessaria per riprodurre la vita, per evocare il flusso della memoria.
Dal conflitto tra ordine e caos nasce la poesia, una poesia fondata sul dinamismo e la trasformazione; una poesia che si affida all’irrazionalità e all’imprevedibilità dei ricordi, che sembrano tornare spontaneamente e senza sforzo.
Sonego scopre a ogni momento la realtà, nel suo essere portatrice di significati presenti e passati, una realtà in costante rinnovamento; la scopre per analizzarla e per definire il suo personale vocabolario visivo.
Nelle incisioni sembra venir meno la manifesta bidimensionalità che caratterizza i dipinti a favore di un desiderio di esplorare lo spazio tridimensionale suggerito da sfumature e trasparenze che evocano un senso di profondità.
In Il divano (2022) e in Il paravento (2022) gli oggetti, ridotti a sagome e a elementi essenziali, attratti da una misteriosa forza magnetica, si smembrano e si sovrappongono gli uni agli altri, perdono la loro consistenza e la loro riconoscibilità immediata per indicare nuove e sorprendenti soluzioni formali indirizzate verso espressioni astratte. La grande sedia (2021) dà maggior risalto alla potenza narrativa dei segni che animano la composizione come è evidente pure in La seggiolona (2021).
La Poltrona (2022) sottolinea come anche in opere di grande formato Sonego riesca a dominare lo spazio, esprimendosi liberamente attraverso il gesto grafico.
Qui linee nere e bianche, più marcate rispetto a quelle visibili in altre incisioni, si impongono sulla superficie a definire forme che tendono all’astratto ma che traggono la loro origine dalla realtà. Visivamente l’opera si presenta più pacata, rispetto ad altre, ritmata da linee morbide e flessibili che ben esprimono il controllo della forza creatrice.
Alcune delle incisioni qui presentate sono state realizzate presso la storica Stamperia d’arte Albicocco di Udine, sotto l’attenta supervisione di Corrado Albicocco.

Giovanni Bianchi



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Pietas della memoria e sconnessione del senso. Sulla pittura di Massimiliana Sonego

Collìgite quae superaverunt fragmenta, ne pereant.
(Giovanni 6,12)

L’immaginario di Massimiliana Sonego si nutre della tematizzazione poetica degli oggetti. Presenze prive di spessore, schematiche, ridotte a sagome o emblemi, affollano le sue tele. Icone non standardizzate, ma ripetute e riconoscibili, ritornano da un’opera all’altra. Appaiono come una serie pressoché circoscritta di profili, riferibili a manufatti d’uso, di frequentazione quotidiana - divano, sedia, vaso, soprammobile, ecc. - e costituiscono i protagonisti della sua pittura, di cui rappresentano il primo e più evidente codice simbolico.
Non è agevole dipanare la trama delle intenzioni alla base di questa scelta figurale, così marcata e costitutiva. Bisogna innanzitutto distinguere se, nella rappresentazione ripetuta, la pittura ricerchi la salvezza degli oggetti, se intenda valorizzarne la presenza, o se, invece, la soggettività dell’artista si proponga attraverso di essi di salvare se stessa. Se l’intento sia quello di preservare gli oggetti dal pericolo di dissolversi nell’irrilevanza e nella fungibilità(1), o quello di confortare il soggetto attraverso gli apporti e i supporti forniti dalle cose(2). Se le cose abbiano eminentemente valore e significato in sé, come arredi del mondo, o per sé, e siano quindi ragguardevoli in riferimento alla soggettività che le considera.
Tra le due alternative sceglierei la seconda: ritengo che la concentrazione su un repertorio iconico che ha per ascendente la natura morta sia da attribuire alla soggettività dell’autrice, al suo investimento emotivo e cognitivo, che insiste sui testimoni muti di ciò che è stato, e ritorna su di essi perché soggiace alla costrizione del ricordo o si compiace di abbandonarsi ad esso.
Questo porta a considerare il fattore tempo, il rapporto tra presente e passato, il soffermarsi su aspetti e momenti in cui si è sedimentata l’esperienza e di cui l’artista sperimenta, insieme, la tenace permanenza e la progressiva distanza, con l’ineluttabile alterarsi dei profili per effetto della memoria. Il tempo è la dimensione pervasiva e non oggettivabile di questa pittura. L’irrequietezza, l’imprevedibilità, l’aleatorietà di ogni configurazione lo evocano. Gli oggetti fluttuano, non si impongono per consistenza e stabilità, ma affiorano e vagano, riconoscibili ma elusivi. E soprattutto ritornano, di opera in opera, in configurazioni sempre nuove, come presenze di cui non ci si può e non ci si vuole liberare. Insieme al fluire del tempo Sonego ci presenta anche gli sforzi per contrastarne gli effetti: la fatica della memoria e la fedeltà del cuore, il lavorio incessante per la salvaguardia del patrimonio ereditato di contenuti, immagini, suggestioni.
Se il tempo è un parametro implicito, lo spazio è il territorio esplicitamente attraversato. Questa pittura priva di spessore e tridimensionalità abbandona ogni convenzione naturalistica. Tutto avviene alla superficie, eppure nulla è piatto. I piani della visione, su cui si stagliano e si affastellano sagome definite e cloisonné, si sfaldano imprevedibilmente e proliferano al punto che risulta a volte problematico distinguere tra figura e sfondo. La profondità è negata dalla pittura omogenea, ma evocata dalle articolazioni e dalle sovrapposizioni dei piani. Viene meno ogni differenza tra alto e basso, cielo e terra, o per meglio dire tra pavimento e parete, dato che la figurazione allude vagamente al tema dell’arredamento di un interno.
Ma non è un ambiente abitabile quello che viene presentato, non c’è distribuzione funzionale, comfort, intimità. Una logica onirica, di ispirazione surreale, disarticola le scene domestiche, che appaiono incongruenti e prive di centro. Ogni istanza di coesione e di coerenza è abolita, così come ogni differenza tra presenze eminenti e secondarie. Tutti i frammenti hanno la stessa importanza. Qualsiasi idea di cosmo, o solo di contesto ordinato, è abbandonata. Siamo in balìa del caso, dell’impossibilità di operare un assetto valoriale, con l’eccezione della pietas della memoria, che insiste a raccogliere, proporre, presentare, con appassionato attaccamento, elementi investiti di intense cariche emotive e conoscitive, ai quali viene attribuito un rilevante valore semantico, che resta comunque enigmatico ed indeterminato per il fruitore.
Le scene sono attraversate da un turbine destabilizzante. L’unità, la forma organica, è frantumata nella proliferazione delle scaglie disseminate nello spazio e smarrita nell’accumulo degli elementi che si sovrappongono. L’eredità del cubismo si traduce nell’attitudine a moltiplicare le articolazioni e le segmentazioni, ma anche nei montaggi e nelle sovrapposizioni costruttivistiche. Si è perso ogni riferimento ad un’aggregazione razionale e all’artista resta il compito di radunare frammenti disparati che non riescono dare vita ad un intero, nonostante il moltiplicarsi delle cornici evidenzi tentativi parziali e infruttuosi di circoscrivere e configurare. Il procedimento compositivo di Massimiliana Sonego rimane quello dell’assemblaggio di componenti giustapposti, senza che sia concessa la possibilità di una sintesi.
È singolare che l’effetto di squilibrio e di frammentazione sia ottenuto mediante una pittura nitidamente definita, attenta ad ogni dettaglio, con contorni marcati e campiture monocrome, piatte e omogenee, dai toni accesi, che riempiono le aree delimitate. Costituisce un altro aspetto, per certi versi complementare e antitetico rispetto al disordine strutturale, da considerare con attenzione. L’artista non intende abbandonarsi indiscriminatamente al flusso delle emozioni, ma vuole comunque esercitare un controllo su di esse. Pur affidandosi al sentimento e alla memoria, si concentra su ogni frammento nella sua specificità e singolarità, si prende cura di ogni particolare, guidata da un’esigenza di chiarezza e di distinzione che contrasta con la destrutturazione dell’insieme.
Nel conflitto irrisolto tra l’esattezza del dettaglio e l’impossibilità del sistema, che impone di fare i conti con il venir meno di un ordine plausibile e condiviso, risiede, in ultima istanza, a mio parere, la testimonianza più autentica che la pittura di Massimiliana Sonego rende alla situazione culturale della contemporaneità.

Corrado Castellani

RAFFAELLA BENETTI..l'oro del mio giardino...16.04.2022 - 14.05.2022“Abitiamo nella nostalgia: nei sogni si apronoserratu...
18/04/2022

RAFFAELLA BENETTI..l'oro del mio giardino...

16.04.2022 - 14.05.2022

“Abitiamo nella nostalgia: nei sogni si aprono
serrature e chiavistelli. Chi non ha trovato rifugio
in ciò che è vasto, cerca il piccolo. Dio è il seme
di papavero più piccolo del mondo.
Scoppia di grandezza”.

(Adam Zagajewski, Dalla vita degli oggetti. Poesie 1983-2005)





L’artista cerca rifugio nel suo giardino. La sua non è una fuga, ma l’unico modo possibile per tornare ad essere nella storia. Nel tempo degli uomini, della cultura, della vita quotidiana, così profondamente segnato da orizzonti cupi da impedire, talvolta, di vedere a colori.

Ha trovato rifugio nel suo giardino l’artista Raffella Benetti, appena oltre la finestra dello studio dove lavora. Dice di avervi trovato l’oro. Oro purissimo. Oro zecchino. Talmente prezioso da essere eredità per possibilità future.

Non è bastato attraversare la porta, sostare immobile tra la vegetazione. E’ servito mettersi in cammino: ascoltare lo scricchiolio delle foglie sotto le scarpe, lasciarsi attraversare dallo zufolio del vento, riconoscere l’odore acre della terra umida e quello dolce delle forsizie in fiore, annotare tutte le sfumature del grigio, quando è rigato dalle linee dei rami che come mani si allungano per farsi compagni di viaggio o quando, livido e gonfio, invade a tal punto da far rabbrividire.

Il giardino di Raffaella Benetti ha poco a che fare con il giardino perenne, rigoglioso e fruttifero che accolse il naufrago Ulisse nell’isola del re Alcinoo. Non è il paradiso terrestre di un’alleanza mai tradita. Non è il locus amoenus in cui tanta parte della letteratura antica e moderna ha trovato riparo dalle insidie, persino dalla peste. Come quello raccontato da Giovanni Boccaccio, che per 10 giorni ospitò la brigata di ragazze e ragazzi e le loro cento storie con cui intesero, nel pieno di una epidemia, ricostruire un mondo ridotto in macerie.

Il giardino di Raffaella Benetti è più simile alla vita vera, anzi, è la vita: un prolungamento esteriore dell’animo stesso. Dentro c’è il tempo che scorre, la realtà che muta, la consapevolezza della fine, il dolore del limite, la speranza dell’altrove. Dentro ci sono il sambuco, il melo, l’iris, le margherite, i papaveri, i licheni: compagni di viaggio, appunto.

Anche la poetessa polacca Wislawa Szymborska nel “Silenzio delle piante” chiamava l’acero, l’erica, il ginepro e tutti gli altri compagni di viaggio, e aggiungeva che con loro, come con ogni compagno, ”parlare si fa necessario e urgente in questa vita frettolosa”.

E’ un dialogo necessario e urgente quello che l’artista instaura con le piante del suo giardino. E’ un dialogo senza parole, che si definisce nell’ascolto e si costruisce nel silenzio.

Un silenzio dallo spessore diverso, in cui confluiscono i ricordi, le ferite, le attese e lo stupore. Mai il vuoto, però. L’assenza anche quando è percepita diventa materia, è luce, è passaggio.

Qui la natura abbraccia la memoria del passato e la previsione del futuro in un movimento continuo. Lo annota l’artista stessa nel suo quaderno degli appunti: “Passo e ripasso nei luoghi dell’anima, il gesto è lo stesso, il tempo è diverso”. Non c’è nulla di eccezionale in questo passare e ripassare, nulla di eroico in questo viaggio. E’nella dimensione feriale di un giorno tra tanti che il tempo e la natura insieme rivelano per epifanie i loro messaggi e mostrano l’oro del giardino. Sta proprio lì, sotto il tappeto di foglie, protetto da qualche ramo spezzato. L’oro è il seme caduto dal fiore al termine del suo ciclo. L’oro è il messaggio di vita futura che ogni morte porta sempre con sé. L’oro è il trascendente che fa scoppiare di grandezza l’infinitamente piccolo della quotidianità. E’ ciò che dà direzione ad ogni viaggio.

L’arte lo sa che non ha risposte a tutti i quesiti dell’esistere, che non possiede soluzioni facili a drammi complessi, ma l’artista ha fiducia e sceglie di ascoltare, di rimanere in dialogo.

Allora l’obiettivo fotografico di Raffaella Benetti si piega su una radice, su una pianta di licheni o un seme, ne ferma l’istante del transito, dà a quel passaggio densità semantica. Le mani della scultrice contemplano un germoglio capace di restituire colore ad una materia ormai consumata e arsa. Lo scatto su una finestra chiusa apre ad un altrove da cui filtra la luce. I semi raccolti si riempiono di mistero e di sacralità e trovano la loro giusta collocazione all’interno di una teca, dentro ad una pisside, l’oggetto liturgico che contiene il cibo per l’anima che aspira alla vita eterna. L’uomo che ha imparato a riconoscere la sacralità della natura spinge il suo sguardo verso il cielo, tenendosi allo stelo verde di un alto tulipano rosso che scoppia di gioia.
L’arte lo sa che non può sanare, ma può orientare un pensiero, farsi possibilità futura, come l’oro nel giardino dell’artista.

Micol Andreasi

Massimiliana SonegoLa poetica degli oggetti - Maggio 2021miei pensieri….Con i miei oggetti,rappresentati in una sortadi ...
24/05/2021

Massimiliana Sonego

La poetica degli oggetti - Maggio 2021

miei pensieri….

Con i miei oggetti,
rappresentati in una sorta
di natura morta, io cerco di catturare il fluire il
del tempo. Un tempo che si materializza in
modo frammentario e fluttuante, incurante della
tradizionale cronologia. Gli oggetti, protagonisti
in questo svolgersi simultaneo di intermittenze, si
presentano sotto forme e stati diversi creando un
continuo e ritmato andamento.

racconti misteriosi...
17/10/2020

racconti misteriosi...

11/09/2019
tracce10 febbraio 2018 - 17 marzo 2018
22/02/2018

tracce
10 febbraio 2018 - 17 marzo 2018

La mostra rimarrà aperta fino al 27 Gennaio 2018
25/10/2017

La mostra rimarrà aperta fino al 27 Gennaio 2018

Ezio Rizzettovernissage: venerdì 12 maggio 2017 ore 17.30La mostra rimarrà aperta fino al 16 settembre 2017
09/05/2017

Ezio Rizzetto
vernissage: venerdì 12 maggio 2017 ore 17.30
La mostra rimarrà aperta fino al 16 settembre 2017

06/04/2017
vernissage: CARLO TESSAROLOSabato 1 Aprile 2017alle ore 17.30La mostra rimarrà aperta fino al 29 aprile 2017
28/03/2017

vernissage: CARLO TESSAROLO
Sabato 1 Aprile 2017
alle ore 17.30

La mostra rimarrà aperta fino al 29 aprile 2017

vernissage Giovanni CescaSabato 1 Ottobre 2016 alle ore 17.30La mostra rimarrà aperta fino al 10 Dicembre 2016
27/09/2016

vernissage Giovanni Cesca
Sabato 1 Ottobre 2016 alle ore 17.30
La mostra rimarrà aperta fino al 10 Dicembre 2016

"lo studio e la sperimentazione delle strutture tessili, la loro duttilità, potenzialità e bellezza mi hanno consentito ...
03/06/2016

"lo studio e la sperimentazione delle strutture tessili, la loro duttilità, potenzialità e bellezza mi hanno consentito di dare corpo a pensieri e emozioni…

nei miei lavori la forma priva di supporto vive autonomamente estendendosi nello spazio con la peculiarietà materica, cromatica, tecnica ed espressiva"

Wanda Casaril

in mostra da Sabato 4 Giugno 2016 fino al 30 Lulgio 2016

vernissage Wanda CasarilSabato 4 giugno 2016 alle ore 18.00La mostra rimarrà aperta fino al 30 luglio 2016
01/06/2016

vernissage Wanda Casaril
Sabato 4 giugno 2016 alle ore 18.00
La mostra rimarrà aperta fino al 30 luglio 2016

Fallani, un mago della serigrafia d'arteE' una storia lunga e interessante quella dei numerosi personaggi che nel corso ...
28/04/2016

Fallani, un mago della serigrafia d'arte

E' una storia lunga e interessante quella dei numerosi personaggi che nel corso dei secoli sono giunti a Venezia da altri luoghi, anche da molto lontano e che, sollecitata dalla storica magia artistica e culturale di questa città, hanno qui rivelato talenti prima sconosciuti. E' infatti in questa storia che vanno inserite le attuali celebrazioni per il quinto centenario della morte di Aldo Manuzio (1449-1515), l'uomo che ha rivoluzionato il concetto del libro, il più grande editore di tutti i tempi. Che era però nato al sud d'Italia, a Bassiano e prima di arrivare a Venezia, nel 1490, cioè a quarant'anni, era istitutore alla corte dei Pio a Carpi. Capisce subito l'invenzione dei caratteri mobili di Gutemberg ma sa che solo a Venezia può avvenire la completa rivoluzione del libro. Qualcosa di simile – anche l'affinità della professione – si può dire per Fiorenzo Fallani (Firenze 1934-Venezia 2014) al quale – a poco più di un anno dalla scomparsa – la Galleria Arkè dedica una interessante mostra omaggio. Fallani è stato infatti un grande serigrafo, stimolando molti artisti veneziani a utilizzare questo procedimento di stampa, e non a caso è stato anche docente all'Accademia di Belle Arti. La serigrafia, una tecnica molto antica, usata in Cina per la stampa dei tessuti, è diventata un diffuso procedimento artistico per merito di Andy Warhol, il celebre Pop artista americano. In mostra, a parte alcuni fogli dello stesso Fallani, sono esposte opere serigrafiche di grande qualità formale, e naturalmente esecutiva, di artisti quali Edmondo Bacci e Mario Deluigi, Vittorio Basaglia e Luciano Gaspari, Gino Morandis ed Alberto Gianquinto, Virgilio Guidi ed Armando Pizzinato, Bruno Saetti ed Emilio Vedova. E inoltre un interessante e complesso "libro d'artista" di Marcello Pirro, che da solo potrebbe documentare la grande maestria di Fiorenzo Fallani nell'impiego della serigrafia per manifestare in maniera originale il mondo immaginativo degli artisti. Con un atteggiamento estremamente sensibile e con il solo scopo di esaltarne certe caratteristiche formali che sarebbero altrimenti rimaste inespresse.

Enzo Di Martino

vernissage Mireï L.R.Sabato 24 Ottobre 2015 ore 17:30
20/10/2015

vernissage Mireï L.R.
Sabato 24 Ottobre 2015 ore 17:30

Indirizzo

San Samuele, 3211
Venice
30124

Orario di apertura

Martedì 10:30 - 12:30
16:00 - 18:00
Mercoledì 10:30 - 12:30
16:00 - 18:00
Giovedì 10:30 - 12:30
16:00 - 18:00
Venerdì 10:30 - 12:30
16:00 - 18:00
Sabato 10:30 - 12:30
16:00 - 18:00

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