Galleria Giorgio Franchetti alla Ca' d'Oro

Galleria Giorgio Franchetti alla Ca' d'Oro La Ca’ d’Oro prestigioso palazzo tardogotico di Venezia ospita su due piani l’importante colle
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La Ca’ d’Oro, uno dei più prestigiosi palazzi tardogotici di Venezia, ospita tra le sue ricche collezioni l’importante raccolta d’arte del barone Giorgio Franchetti (1865-1927), che nel 1916 donò allo Stato italiano l’edificio stesso dopo averne ripristinato, con ingenti restauri, lo splendore originario per farne un pubblico museo. La collezione del nobiluomo, comprendente mobili, dipinti, medagl

ie, arazzi, bronzetti e sculture, fu ampliata - fin dalla creazione del museo negli anni Venti del Novecento - con l’annessione di opere demaniali provenienti da edifici religiosi soppressi o demoliti e nuclei collezionistici provenienti dai depositi di altri musei statali veneziani. Non si esaurisce alle sole sale interne della Galleria, aperta al pubblico nel 1927, la visita del palazzo, che ancora conserva, nel suo complesso, la struttura dell’antica casa fondaco veneziana. Di particolare interesse è la corte interna, con il suggestivo mosaico pavimentale in marmi antichi, realizzato dal barone stesso ad evocazione delle basiliche paleocristiane, e l’originaria vera da pozzo scolpita da Bartolomeo Bon nel 1427. Nell’atrio – a ideale custodia dell’edificio e delle sue sorti – riposano, sotto un cippo di porfido, le ceneri di Giorgio Franchetti.

Indirizzo

Cannaregio N. 3932
Venice
30121

Orario di apertura

Martedì 10:00 - 19:00
Mercoledì 10:00 - 19:00
Giovedì 10:00 - 19:00
Venerdì 10:00 - 19:00
Sabato 10:00 - 19:00
Domenica 10:00 - 19:00

Telefono

041 5222349

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Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro

La Ca’ d’Oro, uno dei più prestigiosi palazzi tardogotici di Venezia, ospita su due piani l’importante collezione d’arte del barone Giorgio Franchetti (1865-1922), che nel 1916 donò allo Stato italiano le sue raccolte e l’edificio stesso, dopo averne ripristinato, con ingenti restauri, lo splendore originario per farne un pubblico museo. La collezione del nobiluomo, comprendente mobili, dipinti, medaglie, arazzi, bronzetti e sculture, fu ampliata nel corso degli anni - e fin dall’inaugurazione della Galleria nel 1927 - con l’annessione di opere rinascimentali provenienti da edifici religiosi soppressi o demoliti e nuclei collezionistici provenienti altri musei statali di Venezia, mentre una nuova sezione espositiva dedicata alla ceramica veneziana ha trovato spazio, dal 1992, nell’attiguo Palazzo Duodo.

Tra le opere di maggior prestigio della pinacoteca Franchetti si segnalano il Ritratto di Marcello Durazzo di Van Dyck, la Venere allo specchio di Tiziano, la Venere dormiente di Paris Bordon, le due Vedute veneziane di Francesco Guardi e, sempre tra i dipinti provenienti dal lascito originario, il San Sebastiano di Andrea Mantegna, capolavoro di maggior spicco del museo, ancora custodito entro il suggestivo vano architettonico rivestito di marmi che il barone aveva concepito per isolare l’opera in una dimensione sacrale. Di particolare importanza è anche la raccolta di sculture rinascimentali, provenienti per la maggior parte da chiese soppresse o da monumenti demoliti, che annovera pezzi di notevole pregio come il Doppio ritratto di Tullio Lombardo o la lunetta di Sansovino con la Madonna del bacio (deposito I.R.E.), mentre tra i bronzi si segnalano i grandi rilievi di Andrea Riccio provenienti dalla chiesa di Santa Maria dei Servi, quelli di Vittore Camelio, del maestro dell’altare Barbarigo e il raffinatissimo Apollo di Jacopo Bonaccolsi detto l’Antico.

Non si esaurisce alla sola Galleria, aperta al pubblico nel 1927, la visita del palazzo, che ancora conserva, nel suo complesso, la struttura dell’antica casa fondaco veneziana. Di particolare suggestione è la corte interna, con lo straordinario mosaico pavimentale in marmi antichi, realizzato dal barone stesso ad evocazione delle basiliche paleocristiane, e l’originaria vera da pozzo scolpita da Bartolomeo Bon nel 1427. Nell’atrio – a ideale custodia dell’edificio e delle sue sorti – riposano, sotto un cippo di porfido, le ceneri di Giorgio Franchetti.


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