05/03/2023
𝙻𝚊 𝚕𝚎𝚗𝚝𝚎 𝚜𝚞𝚕𝚕’𝚊𝚛𝚝𝚎 🔎
Provate a dare le spalle alla 𝗕𝗼𝗰𝗰𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗩𝗲𝗿𝗶𝘁𝗮̀, chiudete gli occhi e immaginate di tornare indietro fino al Seicento.
Questa tela della 𝗖𝗼𝗹𝗹𝗲𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗠 realizzata dal fiammingo di nascita 𝘗𝘪𝘦𝘵𝘦𝘳 𝘝𝘢𝘯 𝘉𝘭𝘰𝘦𝘮𝘦𝘯 𝘥𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘚𝘵𝘦𝘯𝘥𝘢𝘳𝘥𝘰, un importante esempio di scena di genere della scuola romana tardo seicentesca, ci porta a 𝗥𝗼𝗺𝗮 in 𝗣𝗶𝗮𝘇𝘇𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗕𝗼𝗰𝗰𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗩𝗲𝗿𝗶𝘁𝗮̀, il soggetto centrale è l’esterno di un’osteria nei pressi del 𝗧𝗲𝗺𝗽𝗶𝗼 𝗱𝗶 𝗘𝗿𝗰𝗼𝗹𝗲 𝗩𝗶𝗻𝗰𝗶𝘁𝗼𝗿𝗲; un abbeveratoio al centro della scena è l’elemento catalizzatore, intorno al quale sembrano convergere le attenzioni di tutti i protagonisti della composizione, sia uomini che animali.
Il 𝗧𝗲𝗺𝗽𝗶𝗼 𝗱𝗶 𝗘𝗿𝗰𝗼𝗹𝗲 𝗩𝗶𝗻𝗰𝗶𝘁𝗼𝗿𝗲, attorno al quale si anima il dipinto è uno tra i più antichi templi di Roma che si conservi, e la sua costruzione risale alla fine del 𝘐𝘐 𝘴𝘦𝘤𝘰𝘭𝘰 𝘢.𝘊..
L’edificio, in marmo ellenico, presenta venti colonne corinzie, poggianti su un basamento a gradini costituito da blocchi di tufo, alcune delle quali in marmo lunense, riconducibili al restauro effettuato sotto Tiberio probabilmente dopo l’inondazione del 15 d.C. Di forma circolare, la sua pianta ha un diametro di 14,8metri.
Il tempio deve la sua conservazione, come molti altri monumenti romani, al fatto di essere stato trasformato in chiesa nel medioevo: venne infatti consacrato nel 1132 e dedicato a Santo Stefano delle Carrozze, per poi essere trasformato nel XVII secolo nella chiesa di Santa Maria del Sole, perché poco distante dalla chiesa, sui margini del Tevere, fu ritrovata un'immagine della Madonna da cui partiva un raggio di sole.
Nel 1809, quando Roma era la seconda città dell’Impero napoleonico, l’architetto 𝘎𝘪𝘶𝘴𝘦𝘱𝘱𝘦 𝘝𝘢𝘭𝘢𝘥𝘪𝘦𝘳 si occupò di restaurare il tempio su incarico del governo francese, tentando di restituire alla struttura lo splendore originale.