20/02/2024
Messalina intona il suo canto da sola,
sprigiona in un unico fiato il suo monologo di rabbia e desiderio di rivalsa, lei personaggio immolato sul palco del potere,
lei capolavoro che avrebbe presto fatto precipitare tutti i colpevoli della sua mancata vita nella bruttezza del non vivere,
lei ospite sgradito in una casa blandita con la voce di un serpente e murata dietro una porta di ruggine che le corrode l’animo,
lei che non può scegliere l’uomo che ama ma diventa consorte di un uomo anziano,
minato dalla deformità e dal dileggio di tutta la corte,
lei che sarà l’imperatrice di Roma e affiancherà quel Claudio,
tutt’altro che id**ta sciancato ma riformatore attento.
Nel suo canto convergono le voci di quelle tante donne della storia che sono state vendute o sacrificate dai propri padri in nome del potere:
dalla Giulia di Augusto
per tre mariti diversi
alla Giulia di Cesare per Pompeo,
fino a Ifigenia
immolata ad Artemide da Agamennone per placare la sua ira.