22/12/2020
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Presentare il Natale con un’opera: sicuramente questa!!
CORREGGIO - ADORAZIONE DEI PASTORI (comunemente detta “LA NOTTE”), l’opera che più di ogni altra dipinge l’evento del Natale.
Scrisse Vasari: «È in Reggio medesimamente una tavola, drentovi una Natività di Cristo, ove partendosi da quello uno splendore, fa lume a' pastori e intorno alle figure che lo contemplano; e fra molte considerazioni avute in questo suggetto, vi è una femina che volendo fisamente guardare verso Cristo, e per non potere gli occhi mortali sofferire la luce della Sua divinità, che con i raggi par che percuota quella figura, si mette la mano dinanzi agl'occhi, tanto bene espressa che è una maraviglia. Èvvi un coro di Angeli sopra la capanna che cantano, che son tanto ben fatti che par che siano più tosto piovuti dal cielo che fatti dalla mano d'un pittore».
La luce divina del piccolo Cristo diviene pretesto per descrivere le reazioni nelle figure degli astanti e per sottolineare che solo alla Vergine era dato non soffrire quella luce così intensa. Il soggetto della Natività, un soggetto di per sé statico che non prevedeva nessun particolare movimento delle figure, viene così ad animarsi: intorno al lume miracoloso si crea una storia, un racconto in fieri.
Il disegno, il chiaroscuro, la coloritura del grande Antonio qui toccano apici senza paragoni. In questo dipinto - il più "anticlassico" come disse il Gould - si raccolgono tutte le caratteristiche della "naturalità": che è inconfondibimente del Correggio, che è senza tempo, e che darà linfa alla pittura per i secoli. Molti particolari "di meraviglia" sono indicabili: la scaturigine della luce, che da Gesù si rameggia nel lungo cuscino di spighe di grano, qual fiammeggiante richiamo eucaristico; i capelli di Maria, così intrisi dal lumeggiare; la motilità complessiva del pastore anziano che sta togliendosi il copricapo e si regge sul mirabile bastone, mentre piega le gambe; il gioco complessivo delle mani nei due gruppi, di terra e di cielo; le storditive torsioni degli angeli, governate dal pittore in modo magistrale; le erbe, che - a mo' di corallo, in presagio della passione - pendono dalle travi del soffitto sul nato Bambino; la gran lavorazione semioscura della mangiatoia; e infine quella sorta di attualizzazione del giorno eveniente, accennata sul profilo delle ben note colline di Val d'Enza, mentre l'aurora remota preannuncia il suo schiudersi.
Il Museo Etnografico della Comunità di Foza augura a tutti Liete Festività Natalizie ricche di ogni bene spirituale.