06/04/2024
«Quando un Paese riesce a esprimere in chiave moderna una sua musica tipica, per un certo periodo di tempo il mondo intero impazzisce. In Italia, purtroppo, il grosso sbaglio è guardare al mercato mondiale e imitarlo.
Bisognerebbe prendere melodie tipiche italiane e inserirle in un sound moderno, come fanno i neri con i rhythm and blues o come hanno fatto i Beatles che hanno dato un suono di oggi alle marcette scozzesi, invece di suonare con la zampogna. In Italia si è vittime del provincialismo perché sanno apprezzare solamente quello che viene dall’estero; ed è un provincialismo per di più apprezzato dalla stampa, dalla radio e dalla televisione. Nessuno fa niente per la nostra musica.»
[Luigi Tenco]
«Quando "Azzurro" uscì ci fu una levata di scudi perché andava controcorrente rispetto ai ritmi dell'epoca. Sogghignarono in molti, ma io me ne infischiavo perché avevo applicato a quella canzone degli echi poetici che fanno parte della nostra sensibilità.
Fui capito dal pubblico: "Azzurro" ebbe un grande successo. Tutte le mie canzoni nascono con questo spirito: scrivere una musica un po' fuori moda, un po' segreta, che vada a cercare in fondo a noi le risonanze della nostra identità.»
[Paolo Conte]
Le parole di Tenco sono del 1967; "Azzurro" di Paolo Conte, esce l'anno dopo, 1968. Conte applica la premonizione di Tenco e realizza quel capolavoro totale, forse l'opera più riuscita della storia della nostra canzone.
Crea realismo in canzone attraverso la musica, non più solo tramite il testo.
Perché quel brano ha dentro la nostra storia, i nostri ritmi, le nostre atmosfere: il popolare che si fa popular.
Nessuno oggi nel mainstream italiano fa più questa ricerca. Oggi si grida al miracolo spesso per un ex trapper che si prostituisce col pop.
Mala tempora...