Nell’ambito regionale l’apertura di una Galleria Nazionale, in un territorio che fin qui non ne aveva, definisce una più viva identità regionale che travalica però i confini locali per inserirsi in un contesto più ampio grazie alla consistenza del patrimonio della collezione. La Galleria comprende al suo interno una cospicua serie di opere: da Pietro Negroni al “Maestro dell’Annuncio ai pastori” d
a Vaccaro a Giaquinto e a Bardellino, da Solimena a Luca Giordano, ben rappresentando gli artisti napoletani e meridionali in genere. E tuttavia il patrimonio della Galleria valica i confini dell’antico Regno di Napoli con esempi finissimi dell’arte bolognese, genovese, marchigiana, veneta, romana: da Lanfranco a Maratta, da Beinaschi a Mario de’ Fiori si può dire che la raccolta costituisca, soprattutto per il Seicento e per il Settecento, una notevole antologia e un importante strumento di studio dell’arte italiana. Ma non soltanto: la presenza di opere di artisti come Le Sueur, Poussin, François Verdier, van Swanewelt e, per giungere al Novecento, di Beatrice Wood e Joseph Stella conferisce alla raccolta un carattere di apertura internazionale. La grande varietà stilistica e cronologica delle raccolte, punto di forza del Museo, offre infatti infinite possibilità di ricerca, di studio e di confronto accanto alla possibilità di organizzare esposizioni temporanee che raccolgano, insieme alle opere di proprietà del museo, piccoli nuclei omogenei provenienti da altre collezioni, nell'intento di proporre nuove linee di ricerca e di studio. La presenza di un vasto patrimonio di bozzetti e disegni preparatori potrà consentire di indagare i modi della progettazione, nel passaggio da questa alla realizzazione definitiva, da parte degli artisti; nel contempo avrà senso lo studio delle differenze tra i bozzetti presenti in Galleria e le versioni definitive delle grandi pale d’altare: un esempio per tutti è quello del bozzetto per Il martirio di Sant’Erasmo di Poussin; sebbene non tutti gli studiosi siano concordi in relazione all’effettiva paternità dell’opera, tuttavia è da ritenere un punto di forza della collezione quello di poter sottoporre all’attenzione della critica opere di incerta collocazione storica. Un museo dunque, che apre con una connotazione di museo aperto: aperto al confronto con gli studiosi, aperto nel rivedere attribuzioni incongrue, aperto nel costante e vitale rapporto con il pubblico. The opening of a National Gallery is such a breakthrough for the Apulia Region, since there was none until a few years ago. The art work shown not only represents the local identity, but goes beyond the Region’s borders in showing masterpieces from different countries. The Gallery hosts a relevant collection of paintings by well-known artists, such as Negroni, Vaccaro, Giaquinto, Solimena and Giordano: all of them accurately representing the trends of the “Kingdom of Naples”, as Southern Italy was best known in the past. However, the Gallery also includes pieces by artists from Central and Northern Italy, such as Lanfranco, Maratta, Beinaschi and De’ Fiori. It can be said that this collection is a useful handbook for discovering what the art was like in Italy between the 17th and the 18th century. Moreover, the presence of paintings by Le Sueur, Poussin, Verdier, Beatrice Wood and Joseph Stella, makes the collection more attractive to international visitors. The great variety of styles in this Gallery, typical of different centuries, provides on one hand plenty of matter for research and study of art; on the other hand, it makes possible the setting of temporary exhibitions with similar pieces from various collections. Sketches and drafts let the visitors explore the work between design and outcome, just as the artists intended it: this is useful, for instance, for studying altarpieces such as the Martyrdom of Saint Erasmus by Poussin. Not all researchers agree whether this altarpiece is actually by Poussin or not; nevertheless, it remains an asset of the Gallery for critics to evaluate. In conclusion, this can be considered an open museum: open to debate, open to revising incorrect attributions, and open to a constant, thriving relation with public.