23/06/2022
Da giovane, frequentando l'Istituto Tecnico Agrario "Stanga" di Cremona, uno dei compiti di Entomologia agraria era quello di creare una collezione entomologica. Ogni alunno, in un anno scolastico, doveva riempire una cassetta entomologica scegliendo un tema della collezione. Tutti quanti, naturalmente, sceglievamo la soluzione più semplice: rappresentare le specie tipiche del nostro territorio.
L'ordine sistematico era il carattere distintivo della maggior parte delle collezioni della classe, con gli insetti disposti in righe, o colonne, rigorose, etichettate e raggruppate tassonomicamente.
La mia cassetta però, dopo un po' di tempo non riusciva più a contenere tutti gli innumerevoli e splendidi esemplari, così decisi di rompere gli schemi imposti collocando gli insetti, spesso sostituiti più volte da esemplari più belli e grandi, in un ordine del tutto personale ad occupare ogni millimetro di spazio disponibile della cassetta a tal punto, a fine anno, da non vedere più il fondo ma soltanto una composizione di animali ben preparati, colorati e grandi, incastrati tra loro senza sovrapposizioni, tutti ben visibili, tutti disposti secondo una simmetria che partiva dal Lucanus cervus centrale e che si svolgeva simmetricamente con tutti i taxa ritrovabili nella bassa pianura. Erano tempi in cui i pesticidi non erano ancora ampiamente utilizzati e le specie, che oggi sono rare o estinte nella bassa come la Saturnia del Pero, il cervo volante, la Poliphylla, le locuste, le libellule sgargianti, i macaoni coloratissimi abbondavano ed era meraviglioso la sera, sotto i lampioni e sui muri illuminati delle case riscoprire un micromondo fantastico e stupefacente.
Alla consegna finale della mia collezione, il mio professore di agronomia, cui devo l'insegnamento del lessico scientifico in maniera rigorosa, mi fermò in corridoio mentre tornavo in classe per vederla. La osservò dopo aver visto le altre dei miei compagni in fila prima di me, e mi disse: tu non diventerai mai un agronomo, tu farai il naturalista.
Da principio non compresi il motivo di quelle parole, poi col tempo capii. Capii solo dopo quell'affermazione osservando le tavole di Haeckel, in cui gli animali sono rappresentati riempiendo ogni angolo della pagina secondo simmetrie e sistematica, stupendomi di aver seguito un metodo espositivo a me allora sconosciuto ma mosso dalla passione del collezionare, del possedere e dell'esibire. "Tutti devono vedere la bellezza di cui è capace la Pianura, e devono vederlo strabuzzando gli occhi e spalancando la bocca per la meraviglia...." questo era il senso inconscio del mio collezionare.
Oggi, nel Museo di Storia Naturale di Parma, ho avuto la fortuna di poter vedere, assieme al curatore, sedici cassette entomologiche stipate in un armadio al buio. Queste cassette, fatte solo di coleotteri, sono in maniera lampante l'appendice di una raccolta meravigliosa di lepidotteri, esposta in una sala adibita specificatamente, realizzata da un prete parmense, Don Enzo Boarini, il quale collezionava insetti facendoseli spedire da ogni parte del mondo da colleghi missionari. Ebbene, Don Boarini era un naturalista collezionista e le sue cassette esaltano i colori e le forme con simmetrie haeckeliane uniche e lampanti, tali da infondere una smisurata passione per la disciplina.
Non nascondo che alla seconda cassetta scoperta mi è scappato un sorriso dicendo, tra me e me: c***o, eccone un altro, questo qui non era proprio per niente un agronomo...
ps. A breve, anche queste meraviglie, saranno esposte nella sede del Museo in via Farini.
https://www.sma.unipr.it/it/museo-di-storia-naturale/collezioni/collezione-don-boarini/