Fin da prima dalla fondazione di ADI Toscana – avvenuta il 13 ottobre 2006 – si era avvertita la necessità, implicitamente contemplata anche negli intenti dell’associazione stessa, di valorizzare efficacemente la qualità espressa da progettisti ed aziende del nostro territorio. Paolo Parigi – cui non a caso è stata dedicata la demo di apertura – già ai tempi di AD Toscana sognava con gli altri soc
i di organizzare una mostra del Design Toscano al Forte Belvedere. Da presidente di ADI Toscana ho provato insistentemente a realizzare un innovativo volume cartaceo del Codex, basato sul censimento delle eccellenze del territorio che poteva essere un utile strumento di promozione della qualità espressa dalla Regione Toscana anche all’estero e in seguito anche un progetto di esposizione permanente del Design Toscano, cui avevamo ipotizzato di dare sede presso il Museo Pecci di Prato, in quel momento in fase di ampliamento. Progetti ambiziosi che – vuoi per il momento non felice, vuoi per la difficoltà che queste iniziative incontrano nel conciliarsi con esigenze, requisiti e tempi imposti dalle varie istituzioni pubbliche chiamate a partecipare come partner e sponsor – non furono purtroppo mai realizzati. La delusione di allora non ha però spento l’intento positivo e realizzato che ormai questa è l’epoca che segna il declino progressivo della carta stampata a favore di e-book consultabili su tablet, dell’irrefrenabile conversione al digitale di un po’ tutte le pratiche quotidiane, del successo indiscutibile del fenomeno dei social networks, una sera, scambiando e-mail con alcuni colleghi, lanciai questa proposta: facciamo il Museo del Design Toscano online! Proposta immediatamente accolta e sostenuta con entusiasmo sia da Gianfranco Gualtierotti, designer di lunga esperienza e gloriosa carriera – e anche lui, come me, già coordinatore dell’Osservatorio Territoriale per il Design –, sia da Umberto Rovelli, cioè colui che amo definire lo «storico», profondo conoscitore della nostra realtà, da anni narratore del Design Toscano attraverso innumerevoli interviste ai vari protagonisti oltre che webmaster del sito di ADI Toscana. Tornando ai contenuti, sappiamo tutti che esiste un divario notevole fra ciò che viene comunemente conosciuto attraverso i cosiddetti libri antologici, le riviste, le fiere di settore e il web e ciò che in realtà è stato espresso negli anni in modo più o meno occulto dai vari protagonisti, contributi ed esperienze che magari capita di scoprire con stupore di volta in volta nel corso della nostra attività. Era quindi troppo il desiderio di provare a raccontare meglio queste cose, di far conoscere una nuova e più approfondita panoramica del mondo del Design Toscano e solo un sito web, cioè uno spazio virtualmente senza limiti, poteva permetterci questa operazione. L’intento è quindi quello di pubblicare un database capillare dei prodotti eccellenti nei vari settori e come un progetto «open source», mantenerlo in permanente aggiornamento ed evoluzione grazie al contributo di tutti gli associati ed esperti dei vari settori che saranno coinvolti nel Comitato Culturale. Ritengo sia un concetto di struttura museale innovativo, che consente di comunicare molte informazioni relative a progetti e prodotti, designer, aziende produttrici, in modo più diretto, approfondito e moderno con tra l’altro, impatto zero e un abbattimento di costi notevole. Questa esposizione permanente virtuale non esclude comunque il coinvolgimento di strutture espositive «classiche»: qualora riuscissimo a reperire fondi pubblici o privati da istituzioni o sponsor, sarebbe possibile, facendo riferimento al nostro database, organizzare in quegli spazi e coinvolgendo autori e produttori, mostre «reali» legate a determinati temi tipologici. Sono convinto che questo «format» potrà essere replicato anche in altre regioni d'Italia, al fine di creare un vero e proprio network museale, espressione più oggettiva delle varie eccellenze creative e produttive nazionali, attualmente rappresentato in modo diverso all'interno di strutture classiche o musei storici aziendali. Per realizzare tutto ciò con la dovuta qualità è però adesso necessaria la collaborazione e partecipazione di noi tutti appassionati di design. MuDeTo – questo l'acronimo individuato dai soci fondatori per il costituendo Museo del Design Toscano – è infatti strutturato come associazione culturale e si avvierà solo se riusciremo a coprire tutte le spese iniziali di produzione e gestione attraverso le quote di adesione. Ritengo, forse un po' immodestamente, che fin qui si sia lavorato bene – anche per quelli che, come molti sanno, sono gli elevatissimi standard di progetto e prodotto in Toscana. Credo pertanto che, in queste poche pagine, il valore della proposta sia sobriamente esposto e reso accattivante con senso della misura e della proporzione – non a caso cifre di lettura tra le più condivise per designare il design territoriale nel suo complesso. Ma senza l'aiuto di tutti coloro ai quali sta a cuore il prestigio e la riconoscibilità di una storia che non ha eguali – e a fronte di un presente assai più incerto – anche questo tentativo non lascerà alcuna traccia. A loro dunque va il nostro appello per un riscontro che sia forte e chiaro e ci faccia ancora sperare che è di nuovo possibile lavorare insieme nel nome del futuro del design di questa Regione.