La storia del MuRe è lunga e costellata di vari episodi significativi. Il Comune di Capraia e Limite partecipò al Salone nautico di Genova negli anni ‘90, grazie anche all'interessamento di Saverio Cecchi, da tempo all'interno dell'associazione Ucina ( Unione Cantieri Navali e Affini).
In quelle occasioni, iniziò a emergere l'idea di costituire un Museo, per tutelare la storia dei cantieri limitesi, che avevano garantito prestigio, ricchezza e onori alla comunità di Limite sull’Arno. In quel periodo, del resto, la produzione si stava definitivamente spostando verso la costa a causa, principalmente, di problemi logistici nel trasporto delle imbarcazioni fino al mare.
La molla principale per la nascita del museo, quindi, spinti dalla storia alle spalle, fu il desiderio di preservare un patrimonio materiale e immateriale molto significativo e creare un polo della memoria della comunità limitese, da sempre legata in maniera inscindibile al fiume Arno, fonte di vita dagli albori delle attività umane su questo lembo di terra incastonato tra l'acqua e il Montalbano, in posizione strategica per i commerci e gli scambi.
Alcuni appassionati, che avevano respirato per una vita il mondo dei cantieri, ad esempio Mario Pucci, a cui è intitolato il Museo, figlio del maestro d'ascia Arturo detto "Garfagnoli", Tito Paroli, oggi guida preziosa dei visitatori del Museo, Roberto Cantini in arte "i'Sindaco", Francesco Toscani, lo stesso Saverio Cecchi e tanti altri, iniziarono una ricerca approfondita di oggetti, documenti, foto d'epoca dell'attività cantieristica, andando anche e soprattutto casa per casa a ricercare ricordi e oggetti personali custoditi nelle famiglie.
Il Cantiere Arno, inoltre, mise a disposizione il suo archivio, fonte di ispirazione per i modellini delle imbarcazioni che si trovano oggi al Museo e miniera di informazioni per i MAS, grazie alle informazioni e ai disegni conservati e sistemati da Mario Pucci. Vi furono anche ritrovamenti pressochè casuali, come parte dell'archivio storico del cantiere Picchiotti ad un mercatino dell'antiquariato di Verona.
Il Museo fu ufficialmente inaugurato il 3 aprile 2004, alla presenza dell'allora sindaco Alessandro Alderighi, del presidente della Canottieri Limite Filippo Busoni, di numerosi alti rappresentanti istituzionali locali e regionali e personaggi di rilievo della nautica e del canottaggio nazionale.
L'allestimento fu realizzato nelle sale in cui precedentemente trovava spazio il "Circolo Canottieri", e i lavori furono seguiti dagli appassionati di cui si faceva menzione prima nell'inverno tra il 2003 e 2004, dopo che dagli inizi degli anni 2000 si era palesata la necessità di individuare una collocazione consona per il materiale raccolto.
Ripercorrendo le tappe a ritroso nel tempo, in ogni caso, si può affermare senza dubbio che la nascita del Museo è stato soltanto il punto d'arrivo di un percorso lungo e costellato di varie tappe iniziato negli anni '60, quando a Limite esistevano già un interesse profondo e una sensibilità alla tutela dell'ambiente difficilmente riscontrabili in altri contesti , in un momento storico in cui le tematiche legate all'inquinamento e alla protezione dell'ecosistema non trovavano uno spazio rilevante nell'agenda pubblica e privata.
Nei limitesi era già forte e radicata, almeno 25 anni prima che in altri luoghi, la consapevolezza della necessità di intervenire per salvaguardare l'Arno, fonte di vita e di lavoro, e proteggere il territorio, inteso sia in senso geografico e naturale che storico e culturale. Per averne la prova, è sufficiente consultare lo sterminato archivio di articoli di giornale raccolto negli anni da Mario Pucci e, in sintesi, l'intervento di Edoardo Antonini al convegno del febbraio 2017 dedicato al fiume Arno. Sono stati pubblicati gli atti, con il titolo "L'Arno fonte di vita e di distruzione: dagli albori della storia e delle attività umane ad oggi" ( ed. Ibiskos Risolo Empoli, 2018).
Ciò non significa affermare che i limitesi sono stati i più bravi o altro, bensì constatare un'anticipazione di tematiche non scontata per l'epoca e spiegabile soltanto con il sempiterno binomio inscindibile tra Limite e l'Arno.
Ovviamente, è necessario sottolineare che, con ogni probabilità, il legame è stato mantenuto così forte e vivo attraverso i secoli grazie all'attività quotidiana della Canottieri Limite, che per questo non poteva non essere coinvolta in maniera totalizzante al momento della nascita e dello sviluppo di un Museo che celebra i cantieri, le barche e l'Arno limitesi.
Se la fine dell'attività dei cantieri avrebbe infatti potuto costituire uno stop o un allentamento del rapporto col fiume come è avvenuto in altri contesti, a Limite non è avvenuto perchè i canottieri hanno bisogno dell'Arno, lo conoscono come le stanze di casa e lo vivono intensamente da sempre con il carico di tradizioni e insegnamenti tramandati di generazione in generazione.
Il 2000, l'inizio del nuovo millennio, ha portato con sé il trasferimento a Pisa, presso il Canale dei Navicelli, del Cantiere Arno, l'ultimo rimasto attivo a Limite se escludiamo il Cantiere Salani, che vanta una lunga e gloriosa tradizione ma che si è concentrato negli ultimi decenni sulla costruzione delle barche da canottaggio.
La coincidenza temporale tra la fine dell'ultimo polo produttivo a Limite e i lavori per l'istituzione del Museo fanno pensare alla necessità di rispondere, con modellini, documenti, foto e utensili, all’intensa domanda di memoria emersa e al desiderio di conservare il legame tra la comunità, il suo passato e l’attualità caratterizzata dalle vittorie internazionali della Canottieri Limite.
A cavallo del millennio, tra l'altro, molte altre iniziative a Limite sono andate nella direzione del recupero della tradizione: la costruzione di un barchetto nel 1998 ad opera dei maestri d'ascia Arturo Pucci ( Garfagnoli), Carlo Mazzantini ( Carlo di Dondo), Roberto Cantini ( i'Sindaco), Mario Salvadori (i'Balena), da utilizzare dal 1999 per la ripresa della rievocazione triennale dell'arrivo a Limite dell'immagine sacra della Madonna del Buon Consiglio, trasportata dai navicellai limitesi nell'agosto 1769 risalendo il fiume da Pisa, e la ripresa nel 1996 del Palio con la Montata, la sfida tra i quattro rioni ( Di Sotto, Di Sopra, Castellina, La Punta) a bordo dei gozzi marinari ottocenteschi con la vittoria da ottenere staccando la bandierina posta in cima a un canapo a picco sull'Arno.
Tutto, come si può ben vedere, ha a che vedere con l'Arno, che condensa per i limitesi storia, lavoro, religione, tradizioni, svago e tempo libero. In una parola, la VITA.
A suggello di tutto ciò, l'Ucina ( Unione Cantieri Navali e affini), nel 2005, ha riconosciuto alla comunità limitese l'ASCIA D'ORO, conservata al Museo, con la seguente motivazione: "al valore per la tradizione della nautica da diporto".
Non si tratta di un premio a un singolo, ma all'intero paese, in segno di rispetto della tradizione secolare che ha fornito un apporto imprescindibile alla cantieristica made in Italy.
Sarà un caso che, ad oggi, secondo varie stime, il 70% della metà del mercato mondiale di mega yacht da 24 a 54 metri è realizzato tra Pisa e La Spezia, in Italia, in larga parte da cantieri nati da limitesi o da arsenali in cui i limitesi rivestono o hanno rivestito ruoli di primo piano?
In ogni caso, giova ricordarlo, Limite sull'Arno conta ben 7 pionieri della nautica riconosciuti a livello nazionale: Nicodemo Picchiotti, Antonio Sostegni, Nello Picchiotti, Arturo Pucci, Giuseppe Maggini, Fulvio Cecchi, Mario Cecchi, Al MuRe, che è l'unico museo italiano sulla nautica da diporto e il canottaggio, si ha la sensazione di immergersi intensamente nel passato di una comunità e si avverte il valore della tradizione e del tempo che, pur trascorrendo rapidamente, hanno lasciato tracce indelebili e eterne nell'anima dei limitesi.
Testo di Edoardo Antonini - Staff del Mu.Re.
23 marzo 2019